Tra le terre, il mar – Racconti mediterranei

Mostra d’arte della collezione ABARC al Castello Ruffo di Scilla

Tra le terre, il mar – Racconti mediterranei

Mostra d’arte della collezione ABARC al Castello Ruffo di Scilla

28 febbraio 2023

Exif
  • Date: February 28, 2023
  • Aperture: 4.34
  • Exposure Time: 1/320
  • F Number: 4.5
  • Focal Length: 50
  • ISO Speed Ratings: 1250
  • Model: NIKON D750
  • Lens Model: 50.0 mm f/1.4

Alessandro Monteleone

(Taurianova, 1897 – Roma, 1967) XX. Sec.
Bronzo
45 X 22 cm

Alessandro Monteleone, eclettico artista calabrese e protagonista del fermento culturale del primo Novecento italiano, si dedica sia alla scultura che alla pittura, fu importante mediatore culturale negli anni Venti, coltivando fondamentali rapporti con la sua terra natia. L’artista di Cittanova si trasferisce nel 1920 a Roma, dove diviene titolare della cattedra di scultura all’Accademia di Belle Arti di via Ripetta, dopo aver insegnato in quella di Napoli. Denso il corpus di opere del suo lascito artistico sia pubbliche che private, di cui fanno parte le sculture donate dalla figlia alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia in esposizione dal 2011 presso l’Accademia di belle arti di Reggio Calabria. I tre bozzetti in mostra sintetizzano il fare artistico di Alessandro Monteleone, che si risolve in corpi la cui la materia si dissolve quasi completamente, le forme ottenute da sbozzature nette e tratti accennati, stilemi tipici della sua scultura, la pittura invece sarà più “lieve” lontana dalle dense forme scultoree.

Exif

Alfredo Maiorino

(Nocera Inferiore, SA, 1966)
Corpi Fragili
2012
Tecnica mista su tavola
109 x 71 cm
Estensione pittorica di Andrea Albanese e Jasmine Iannì

Dopo aver conseguito il diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli, Alfredo Maiorino realizza i suoi primi lavori a partire dagli anni Ottanta. Ha preso parte alla 54° Biennale di Venezia e alla XIV Quadriennale di Roma. Nel corso degli anni l’artista ha affiancato alla sua ricerca personale l’attività di docenza presso varie Accademie di Belle Arti, fra cui quella di Reggio Calabria dal 2017 al 2020. Il suo alfabeto di geometrie e riflessioni plasma una poetica e una tecnica pittorica altamente riconoscibile. Il silenzioso spazio delle grandi campiture di colore è scandito da una sensibilità quasi architettonica, oltre che pittorica, e da oggetti, come le piume in Corpi Fragili, simboli di una realtà che sta per dissolversi nello spazio e nel tempo.

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Antonio Bonfiglio

(Messina, 1895 – Condrò, 1995)
Teste
XX secolo, secondo quarto
Estensione di Antonio Zappone

Antonio Bonfiglio, valido esponente dell’arte siciliana del Novecento, compie i suoi studi tra Catania e Roma e nel 1922 consegue il titolo di Professore di Disegno Architettonico all’Istituto di Belle Arti di Roma e a Messina inizia la sua carriera artistica. Tra gli anni Quaranta e Cinquanta insegna Discipline Plastiche presso il Liceo Artistico “Mattia Preti” di Reggio Calabria, durante il soggiorno reggino realizza la statua bronzea “Athena Promachos”, che adorna il monumento dedicato a Vittorio Emanuele III, presso l’Arena Ciccio Franco sul lungomare Falcomatà. Rientrato nella città delle Stretto insegnò fino al 1964 all’Istituto Statale d’Arte “Ernesto Basile” di Messina e negli anni della ricostruzione, Bonfiglio si distinse proprio nella realizzazione di molte opere pubbliche e private, vastissima la produzione di teste in bronzo e in terracotta. Molteplici i manufatti facenti parte della collezione dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, in mostra una varietà di ritratti, caratterizzati da un modellato vigoroso e da un plasticismo controllato e studiatissimo, l’apparente semplicità sottolinea la totale adesione alla realtà umana, quella dell’artista messinese è una ricerca sempre volta alla sintesi ed al ritmo della forma.

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Antonio Bruno

(Camporotondo Etneo , CT, 1943)
Penetrazione
1981
Olio su tela preparata
20 x 70 cm
Estensione pittorica di Simona Fotia

Antonio Bruno compie la sua formazione artistica presso l’Accademia di Belle Arti di Torino. Fra il 1994 e il 1995 diventa Docente Incaricato di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. Ritornato in Sicilia, oggi vive ed opera a Ragusa, dove negli ultimi anni ha stabilito il suo studio. La sensibilità cromatica dell’artista spesso sfocia in una drasticità inquieta e, in opere come Penetrazione, geometricamente espressiva. “Provengo dall’arte concettuale dell’ambiente torinese – precisa Bruno - che si muoveva attorno ai mostri sacri Paolini e Brunantoni, anche se adesso giungo, rispetto a quella, ad esiti assai più attenuati. Mi spiego: la pittura è la costante del mio pensiero, un suo segno: allora, penso, l’arte è stata sempre concettuale…”

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Antonio De Rosa

(Portici, 1951)
Autoritratto
XX secolo
Vetroresina
175 x 56 x 46 cm

Antonio Di Rosa nato a Portici (NA) nel 1951, è stato docente di Tecniche di Fonderia nel 1977 presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, successivamente a Frosinone e Roma è attualmente titolare della stessa cattedra presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia. È presente sulla scena artistica da un trentennio, ha preso parte a numerose manifestazioni nazionali ed internazionali, la sua arte si concretizza in modellati colmi di perizia tecnica e ricerca simbolica. L’autoritratto in mostra, si frammenta in estensioni del suo osservare mediante l’alternarsi di linee sinuose e inflessibili, il volto e gli arti emergono in altorilievo dalla superficie, una ricerca figurativa in contrapposizione alla lavorazione astratta della materia.

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David

Gesso, Modello Gipsoteca Fumagalli & Dossi, Milano
74 x 120 cm

Il calco in gesso del ritratto del David di Michelangelo, oggi rientra appieno tra le opere fruibili presso l’istituzione artistica reggina acquistata circa un ventennio fa dalla storica Gipsoteca Fumagalli & Dossi di Milano. Sin dal Rinascimento le raccolte di calchi in gesso hanno un ruolo fondamentale nella nascita delle prime accademie, dove l’esigenza di studiare il corpo umano attraverso il disegno dal vero spinge le gipsoteche ad acquisire un numero sempre crescente di gessi da riprodurre graficamente.

Franco Contini

(Supersano, LE, 1954)
Una Montagnola tutta pinnacoli, merlature e guglie
1989
Olio su tela
50X70cm
Estensione pittorica di Davide Curcio

L’astrazione ha un ruolo di primo piano nella pittura di Franco Contini che assorbe le sensazioni percepite dall’osservazione del paesaggio per poi tradurle in enigmatiche visioni strettamente personali. Il suo percorso di ricerca artistica inizia nel 1978 a Lecce nella galleria Maccagnani, per poi spostarsi nel resto d’Italia, e successivamente in Svizzera, Germania, Francia e Stati Uniti. Nell’opera in mostra non c’è spazio per la figurazione. L’interesse per il paesaggio mediterraneo si sintetizza in forme esili e sospese nella luminosità solare e ardente del colore. Fra il 1994 e il 1995 è stato docente incaricato di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria.

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Giulia Pietropaolo

Un velo pietoso
2023
Tecnica mista

L’opera nasce da riflessioni personali originate da fatti di attualità, si concretizza mettendo in sinergia il linguaggio della moda e quello delle tecniche plastiche contemporanee. Vuol far riflettere sulla privazione della libertà che ancora oggi alcune donne subiscono.

Da sempre la donna ha subito decisioni fatte da uomini e imposte da società o religioni. Spesso il pensiero femminile, plasmato da tali imposizioni, è rimasto ingabbiato in esse a scapito della libertà di genere. Senza la possibilità di poter evadere da tutto ciò. Sotto il velo di questa Pietà non sappiamo se il pianto della madre è di rabbia ribelle o di sottomessa rassegnazione.

In questi tempi così moderni in cui i capi opposti del mondo sono collegati da un semplice click, le donne tutte e gli uomini tutti devono lottare uniti per la libertà di ognuno. Non possono restare in silenzio ad osservare come se fossero davanti ad un’opera di marmo!

Una madre che tiene sulle ginocchia sua figlia, una madre che piange la figlia persa perché voleva solo essere libera di scegliere, una madre che è obbligata ad indossare un burqa dai suoi retaggi e dalla tradizione a cui non sa o non può sfuggire, o che sceglie liberamente di usarlo. Questa madre non combatte con la figlia, potrebbe addirittura essere complice delle imposizioni che gliel’hanno tolta, ma la piange perché le sta sopravvivendo. Questa madre è ora una donna che tiene in grembo un abito che vorrebbe indossare, ma ha paura, o sceglie, di non farlo.

Due abiti che comunicano in modo stridente la loro diversità: il burqa nero, austero, claustrofobico che contrasta con i colori, l’allegria, la freschezza di un abito attuale e alla moda. Ma, contrariamente a quanto ci aspettiamo, l’antico burqa vive con la madre mentre gli abiti moderni sono sulla figlia morta.

È il mio urlo silenzioso, per non lasciare sole le donne dell’Iran e tutte le altre donne, madri o figlie.

Giuseppe Marino

(Scilla, Reggio Calabria, 1916 – Scilla, 1997)
Scoglio di Ulisse
1987
Olio su tela
70 x 90 cm

Nelle opere di Marino lo spazio si dissolve per lasciar posto alla luce, confluendo in un personalissimo modo di concepire gli eventi e gli elementi naturali. Il suo stile fu unico e risoluto. Il suo mare di Scilla, non un semplice verde smeraldo, è frutto di geniali intuizioni e padronanza della luce. Entrò in contatto con Guttuso, Marzullo e Omiccioli, artisti della Scuola Scillese con cui stabilisce un sodalizio artistico. Ha partecipato a molti dei più importanti concorsi e mostre nazionali e internazionali, quali le Quadriennali di Roma. Ha tenuto numerose mostre personali a Reggio Calabria, Roma, Bologna, Siena, Scilla e Reggio Calabria. È stato docente ordinario di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, di cui è stato Direttore fra gli anni Settanta e Ottanta.

Exif

Luca Monaco

(Torre Annunziata, NA, 1934 - Reggio Calabria, 1991)
Senza titolo
1990
Tecnica mista su tela
100 x 120 cm
Estensione pittorica di Ilenia Iozzo

Luca Monaco è stato un pittore ed incisore partenopeo attivo a Reggio Calabria per moltissimi anni. Nel ’65 partecipa alla IX Quadriennale d’Arte romana e nel ’68, insieme ad altri artisti, ha dato vita al Gruppo Operativo Incontro Sud. Insieme a Luigi Malice e Ugo D’Ambrosi fa parte delle triade delle tre grandi espressioni dell’Informale nella Reggio Calabria degli anni Sessanta. È stato docente incaricato di Tecniche dell’Incisione dal 1971 al 1977 e di Grafica Pubblicitaria dal 1974 al 77 presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. La sua pittura è un’interpretazione completamente libera del colore ma, al tempo stesso, applica uno studio attento alla posizione, all’estensione e al valore delle macchie. È un’ espressione libera, graffiante, ma pur sempre controllata. L’opera diventa il campo di battaglia in cui Monaco si addentra alla ricerca del potenziale materico della pittura.

Luigi Malice

(Napoli, 1937)
Scacchiera
1970
Tecnica mista su compensato e tela
120 x 150 cm

Nella lunga attività artistica di Luigi Malice uno spaccato notevole è quello che occupa gli anni che vanno dal ‘68 all’inizio degli anni Ottanta, periodo in cui si dedicò alla Top Art. L’artista si avvale di condizioni chiaroscurali, sconfinando in soluzioni spaziali e tridimensionali, strutture primarie nate da una ricerca che affonda le basi nell’ astrattismo. La fine degli ani ‘60 segna la maturazione di un’attività pittorica informale che lo vede protagonista a Reggio Calabria insieme a Ugo D’Ambrosi e Luca Monaco, innovatori nell’ambiente artistico locale rispetto ad una lunga tradizione figurativa. È stato docente ordinario di Plastica Ornamentale a partire dall’ A.A. 1977-78 presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, di cui è stato Direttore.

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Marcello Rossetti

(Roma, 1939)
Limitazione
1968
Tempera su legno
70 x 52 cm
Estensione pittorica di Jasmine Iannì

Docente incaricato di Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria dal 1970 al 1973, Marcello Rossetti poggia sulle solide fondamenta delle Avanguardie Storiche del Novecento tutta la sua formazione artistica. Negli anni Sessanta insieme al padre Pietro ha la possibilità di frequentare i principali esponenti dell’arte povera e dell’informale italiano. Limitazione è un’opera modulare la cui composizione rimanda ad una concezione teatrale dello spazio e del tempo. Le quinte dell’opera sembrano richiamare le fasi chiaroscurali di una scultura, scandendo lo spazio in moduli sfasati, dove anche i vani delle intercapedini concorrono alla realizzazione di una complessa scenografia di solidi geometrici e ombre.

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Michele Di Raco

(Reggio Calabria, 1934)
Bagnante
1967
Gesso
180 x 61 x 32 cm

Michele Di Raco, compie gli studi artistici tra Reggio Calabria e Roma, si forma nella scuola di scultura di Alessandro Monteleone, protagonista indiscusso del Novecento calabrese. L’attività artistica dello scultore reggino è sempre stata completata da quella didattica, fu docente dell’Istituto d’Arte di Reggio Calabria, fortemente voluto da Alfonso Frangipane e nel 1973 diviene preside, per un decennio, del Liceo Artistico “Mattia Preti”, titolare della cattedra di scultura. Nel 2010, lo stesso artista dona all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, un importante nucleo di opere della sua gipsoteca. La Bagnante, opera esposta, racchiude gli stilemi che hanno caratterizzato tutta la sua produzione artistica di carattere votivo e laico, pregne di tragico lirismo e metafisico verismo. Posto di rilievo nella ricerca di Di Raco lo ha la femminilità, indagata nelle sue più ampie declinazioni, in profondità, i corpi rappresentati sempre serrati in gesti intimi e meditativi in una sintesi emotiva e materica che evoca la purezza della gioventù e l’eros della maturità.

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Sandro Brachitta

(Ragusa, 1966)
Sedia Rossa
2002
Incisione carborundum punta secca e acido diretto
130 x 100 cm

Sandro Brachitta è uno tra i più noti incisori italiani a livello internazionale. I capisaldi su cui si fonda la sua ricerca nel corso del tempo hanno dotato la sua produzione artistica di un’unicità che lo rende un artista altamente riconoscibile e, al tempo stesso, sempre incline al tentativo di comunicare nuovi significati. La Sedia Rossa e la ciotola sono archetipi, forme distintive dalla potenza segnica. La sua ricerca, sospesa tra tecnica, forma, colore e tradizione, si esprime in relazione al focolare domestico. Le sedie e le ciotole sono elementi ricorrenti ed essenziali che rendono manifesta una concezione fortemente intima e primordiale dell’arte. È stato docente di Tecniche dell’Incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria nei primi anni duemila.

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Ugo D’Ambrosi

(San Valentino Torio, SA, 1927 - Reggio Calabria, 2021)
Forme in movimento
1998
Olio su tavola
100 x 110 cm
Estensione pittorica di Mariachiara Falcomatà

Ugo D’Ambrosi, campano di nascita e calabrese di adozione, si è formato a Napoli sotto la guida di egregi maestri tra i quali si ricorda Vasco Pratolini, suo docente di Storia dell’Arte. Nel 1962 giunge a Reggio Calabria per insegnare presso il Liceo Artistico “Mattia Preti”, contemporaneamente alla sua attività di pittore, si svolge quella d’incisore, che s’intensifica soprattutto negli anni Ottanta quando diviene titolare, per oltre un ventennio, della cattedra di Tecniche dell’Incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. Il linguaggio artistico del pittore salernitano è quello dell’Informale, basato sulle possibilità espressive della materia, del colore usato in modo puro e libero da ogni campitura limitante.

Nel 1998, Ugo D’Ambrosi approda a soluzioni pittoriche ormai mature e complesse, la sua matrice informale, traspare netta, attraverso pennellate corpose, come in quest’opera che si colloca nella lunga serie di rivisitazioni dal titolo “Forme in movimento”. Il dipinto donato all’Accademia di Belle Arti racchiude una tecnica stilistica che lo ha visto impegnato per oltre un decennio nella ricerca di un’espressività legata al rapporto luce – colore, ch’è stato il file rouge della sua poetica pittorica, sostenuta dall’imponente bagaglio culturale che lo ha contraddistinto nell’ambiente artistico e sociale.

Vincenzo Ludovici

(Ferentino, FR, 1957)
Senza titolo
1995
Tecnica mista
100 x 70 cm

Negli anni Settanta Ludovici inizia a legarsi alla rivoluzione dell’Informale e all’arte concettuale. Dal figurativo all’istintività e gestualità del colore il passaggio è stato solo attraverso un nuovo modo di dedicarsi alla lavorazione della materia pittorica. Ludovici riassume in un angusto ritaglio di tela quella che sembra essere l’astrazione di un paesaggio, trattenuto sulla purezza della materia bianca tramite un dripping di colori, blu e giallo, a suggellare una sorta di rapporto figura-sfondo. È stato Docente Incaricato di Decorazione dall’A.A. 1993-94 presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria.

Vincenzo Trapasso

(Catanzaro, 1945)
Giardino
1981
Tecnica mista su tela
60 x 50 cm
Estensione pittorica di Andrea Albanese

Trapasso risiede ed opera a Catanzaro, città natale dove ha lasciato un segno profondo con grande impegno e passione. La poetica dell’artista, protagonista della ricerca calabrese, ragiona per simmetrie cromatiche e singolari introspezioni materiche che, coagulando in un’evidente essenzialità, consolida l’esigenza di una nuova visione e creatività espressiva. A dimostrare il suo spessore è, inoltre, la lunga serie di manifestazioni in cui Trapasso è stato ospite come la XI Quadriennale di Roma e la Biennale di Venezia.